Villa Carter, Virginia, due giorni fa.

 

Jack Monroe parcheggiò la sua moto nel vialetto poi si avviò verso il portone d’ingresso che si spalancò improvvisamente. Sulla soglia apparve Sharon Carter in persona che esclamò:

<Jack, che bella sorpresa! Arrivi giusto in tempo.>

<In tempo per cosa?> chiese lui perplesso.

<Vedrai.> rispose lei sibillinamente e lo fece entrare.

Nell’ampio salone c’erano un uomo ed una donna in costume che lui riconobbe immediatamente.

<Paladin, Diamante!> esclamò <Che sta succedendo qua?>

Rachel Leighton spalancò gli occhi esclamando:

<Tu sei Nomad! Avevo sentito dire che eri morto...>

<Beh, a chi non è capitato nel nostro giro di essere creduto morto, almeno una volta?> sogghignò Jack.

<Mi sa che lo sei stato veramente, se credi che il look alla “Renegade sia ancora di moda.> lo schernì Paladin.

<Non accetto lezioni da uno che si veste come te, amico.> ribatté Jack.

Sharon s’interpose tra i due dicendo:

<Calmi. Non voglio che i miei ospiti litighino tra loro.> poi si rivolse a Nomad <Come ti dicevo, il tuo arrivo è una bella sorpresa. Shannon[1] sarà felice di rivederti.>

<Anche tu, spero.> replicò Jack.

<Certamente. Inoltre, ho anche un’offerta da farti: come avrai capito, sto mettendo insieme una squadra di… diciamo: esperti in sicurezza.>

<In altre parole: mercenari >

<Ma sempre e solo per una buona causa. Ti andrebbe di farne parte? So che hai avuto dei dissapori con Steve, e so anche il perché.  Con me non avresti le limitazioni che lui ti imponeva. Che dici?>

Jack aveva anche altri motivi per rispondere come rispose, motivi strettamente personali che riguardavano la donna davanti a lui, ma preferì tenerseli per sé e disse semplicemente:

<Dico che ci sto.>

 

#35

 

 RELAZIONI PERICOLOSE

Di Carlo Monni & Carmelo Mobilia

 

 

 

Villa Carter, Virginia, oggi.

 

<Bel posticino.> commentò Paladin <I tuoi antenati sapevano davvero trattarsi bene. Certo ci sarà voluto il sudore di bel po’ di schiavi per tirarla su.>

Un silenzio imbarazzato calò nel salone alle sue parole. Fu proprio Sharon a romperlo:

<Non posso negare le colpe dei miei antenati. È vero: possedevano schiavi ed almeno uno di loro è stato ufficiale dell’Esercito Confederato, ma tutto questo appartiene al passato. Noi Carter siamo cambiati da allora e credo che nessuno possa accusarmi di essere razzista.>

<Non intendevo certo dire questo, mi dispiace se ti ho offesa.> replicò Paladin sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

<Devi scusarlo, Sharon.> disse Diamante <Paladin non è cattivo, solo che a volte parla senza riflettere.>

<Si, ce ne siamo accorti.> borbottò, sarcastico, Jack Monroe.

Sharon sospirò. Aveva già capito che sarebbe stato difficile far andare d’accordo Paladin e Nomad, erano molto, troppo diversi per riuscirci del tutto, praticamente due galli nello stesso pollaio.

Stava a lei riuscire a fargli fare gioco di squadra una volta in azione.

A Steve Rogers queste cose venivano naturali, ma lei non era Steve.

<Ok, bando ai convenevoli gente, ho delle novità per voi: abbiamo il nostro primo incarico.>

<Wow, che rapidità. Di che si tratta?> chiese Nomad.

<Di questo ce ne parlerà il nostro nuovo datore di lavoro. Dobbiamo solo raggiungerlo nella sua casa a Dallas.>

<Texas eh? Non ci torno da quando ero bambina.> disse Rachel.

<Yippee Ki Yay!> scherzò Paladin.

 

 

Quartier Generale dei Vendicatori Segreti, Manhattan, New York.

 

James Buchanan Barnes, il Soldato d’Inverno, si stava allenando.

Nulla di particolare: solo un classico percorso ad ostacoli che per uno come lui era abbastanza facile da superare.

Aveva appena finito che Amadeus Cho lo raggiunse. L’adolescente di origine coreana, di solito anche troppo disinvolto, sembrava stranamente impacciato.

<Posso chiederti una cosa?> disse infine.

<Tu a me?> ribatté Bucky, sorpreso <Non sei il settimo uomo più intelligente del pianeta? Cosa posso sapere io che tu non sai?> sorrise Bucky < Per caso vuoi chiedermi qualcosa sulle ragazze?>

<Uh, no.> rispose il ragazzo <È qualcosa che ha che fare con un omicidio.>

<Oh!> esclamò sorpreso Buck <Capisco. In effetti, sono quello più indicato a cui chiedere sull’argomento... anche perché, sulle donne non ne so molto.> disse ironico, ma il ragazzo pareva molto serio.

<Vedi, poco tempo fa ho scoperto che i miei genitori e mia sorella non sono morti in un attacco dei marziani durante la Guerra del Mondi come credevo, come credevano tutti, ma che qualcuno li ha uccisi approfittando dell’occasione per coprire le sue tracce.>

<Cosa? Ne sei certo? Perché non ce l’hai mai detto?>

<Speravo di cavarmela da solo ma non ci riesco. Non sono così bravo come credi. Per questo ho pensato che tu avresti potuto aiutarmi vista la tua esperienza... voglio dire…>

<Intendi la mia esperienza nell’organizzare omicidi fatti passare per incidenti? In effetti, non mi manca.>

<Ah… sono un idiota. Tu probabilmente vuoi lasciarti queste cose alle spalle e poi arrivo io…>

Bucky gli posò una mano sulla spalla e replicò:

<Nessun problema. Ormai mi sono rassegnato al fatto che per quanto cerchi di sfuggire al tuo passato, lui trova sempre il modo di raggiungerti. Quel che mi è accaduto di recente in Florida[2] me l’ha fatto capire molto chiaramente.>

<Vuoi dire che mi aiuterai?>

<Ma certo. Siamo compagni di squadra, amici, e gli amici si aiutano sempre tra loro, non lo sai?>

<A dire il vero, non ho mai avuto molti amici.>

Bucky rise.

<Davvero? Beh, a tutto c’è rimedio. Su, amico… fammi vedere il materiale che hai raccolto. Chissà che la mia esperienza di killer non mi consenta di trovare indizi sfuggiti al tuo cervellone di genio.>

 

 

Lee Academy, Connecticut.

 

La campanella suonò ed il Professor Rogers disse:

<Alla prossima lezione, parleremo di Klimt e del movimento della secessione viennese.>

I ragazzi iniziarono a disperdersi ma l’insegnante ne chiamò, uno:

<Riddley, aspetta un attimo, vorrei parlarti.>

Hiram Riddley, un ragazzo dai capelli rossi e gli occhiali, si fermò perplesso. Alcuni studenti lo fissarono e qualcuno ridacchiò, poi uscirono tutti dall’aula tranne lui e Steve Rogers.

<Non ho fatto niente stavolta.> disse il ragazzo sulla difensiva.

<Lo so.> replicò Steve <Volevo sapere come te la passavi.>

<Beh… meglio. Ho seguito il suo consiglio[3] e scaricato le mie emozioni scrivendo, aveva ragione: è stato… liberatorio.>

<Mi fa piacere. Mi faresti leggere quello che hai scritto?>

<Io… beh, perché no? Non si aspetti granché però.>

<Lascialo giudicare a me, siamo d’accordo allora?>

<Uh… certo che, grazie.>

<Ora vai, ti ho trattenuto anche troppo.>

Il ragazzo schizzò via come un fulmine.

Steve lo seguì per un po’ con lo sguardo, poi si chiuse la porta dell’aula alle spalle e si avviò per il corridoio.

 

 

Contea di Dallas, Texas.

 

Il misterioso uomo che aveva contattato Sharon aveva inviato un jet privato a New York per andarli a prendere e scortarli a Dallas. A bordo aveva fatto servire dei flute di champagne da eleganti hostess e, una volta atterrati in un piccolo aeroporto privato, aveva mandato una macchina a prenderli.

L’auto li aveva portati fino ad un grande ranch, dove ad accoglierli c’era un elegante signore occhialuto con dei vistosi baffi di nome Beasley.

<Salve. Voi dovete essere miss Carter e i suoi colleghi. Fatto un buon viaggio?>

<Ottimo direi, grazie.>

<Prego, se volete seguirmi, mister Muldoon ci raggiungerà tra poco.>

<Il suo datore di lavoro dev’essere uno che sa vivere, Mr Beasley.> osservò Paladin.

<Se intende dire che è molto ricco sì, le confermo che Mr Muldoon ha un enorme patrimonio, dovuto come immaginerete al petrolio.>

<Come ne “Il Gigante”.> disse sottovoce Nomad, riferendosi al film con James Dean.

Mentre Beasley li accompagnava dentro il ranch, Rachel Leighton rimase affascinata da uno spettacolo poco distante.

<Ehi guardate!> disse indicando la scena davanti ai suoi occhi <Non vedevo una cosa del genere da quando avevo sei anni!>

Un mandriano con tanto di cappello cowboy, in sella ad un cavallo, stava facendo roteare un lazo sopra la sua testa, e con un solo lancio riuscì ad afferrare le zampe di un vitello che stava correndo per il recinto.

Una volta che la bestia fu immobilizzata, l’uomo la marchiò a fuoco.

<Con un solo lancio. Incredibile!> osservò entusiasta Rachel.

<Un incredibile numero da rodeo.> aggiunse Paladin.

<Si, quella del catturare capi di bestiame col lazo è una delle specialità di mister Muldoon.> disse Beasley.

Rachel e Paladin rimasero sorpresi.

<Oh! Lui è... >

<Si, miss Leighton. È il vostro ospite, mister John Marshall Muldoon.>

<Chiamatemi semplicemente Texas Jack.> disse l’uomo, avvicinandosi <Siete i benvenuti. Beasley penserà alle vostre necessità, io mi faccio una doccia e vi raggiungerò subito dopo. Mettetevi comodi, fate come se foste a casa vostra.>

Mezz’ora dopo erano in una sala da pranzo arredata in puro stile western.

<Mi sembra di trovarmi sul set di “Dallas”.>[4] commentò Diamante <Ma chi è questo Texas Jack?>

<Esattamente quello che sembra.> rispose Sharon <Un petroliere ed allevatore texano con il gusto dell’avventura, che una volta ha dato una mano a Capitan America e Falcon.>[5]

<E non molto tempo fa ha dato una mano anche a me e Steve in una missione nientemeno che a Montecarlo.>[6] precisò Jack Monroe.

<Ricordi indimenticabili, ma credevo che il suo pard[7] si chiamasse Nathan Hale.> osservò Texas Jack appena arrivato, fresco come una rosa <Ma immagino che nel vostro lavoro i nomi si cambino spesso quanto i vestiti.> Si era cambiato ed ora al collo portava la classica cravatta di cuoio.

 Durante la cena Muldoon si rifiutò di parlare di lavoro e solo alla fine si rivolse ai suoi ospiti:

<Avete mai sentito parlare della Koch International?>

<Una multinazionale attiva nel settore farmaceutico.> rispose pronta Sharon <Recentemente la sua sede di Los Angeles è stata oggetto di un attacco da parte del vigilante chiamato Cardiac.>[8]

Texas Jack sorrise e replicò:

<Ottimo. Mi avevano detto che lei è una che sa il fatto suo e sono lieto di constatare di persona che è vero.  Per farla breve, Walter Koch mi ha chiesto se volevo far parte di un consorzio di investitori per finanziare le ricerche e le sperimentazioni di un nuovo farmaco. L’idea era allettante, il petrolio ed il bestiame non rendono più come una volta purtroppo, tuttavia qualcosa non mi convinceva.  Avevo sentito parlare di Cardiac ed i suoi bersagli erano sempre aziende, medici o politici coinvolti in loschi affari nel settore medico-farmaceutico.  Possibile che avesse preso una cantonata proprio con la Koch? Ho chiamato un mio vecchio amico, texano come me, che era nella C.I.A. e nello S.H.I.E.L.D.>

<Al MacKenzie.> mormorò Sharon.

<Esatto. Lui mi ha confermato che la Koch era immersa fino al collo in esperimenti illegali su esseri umani nel tentativo di creare supersoldati ma che non c’erano prove per incastrarla. Non mi piace che mi si prenda in giro. Se il Governo non è in grado di fermare la Koch, lo farò io. Ho il tempo e i mezzi per farlo e non ho bisogno di prove che reggano in tribunale. Mack mi ha detto che Miss Carter era la persona adatta per aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo.>

<Bel discorso.> intervenne Paladin <Quindi, in sostanza vuole assumerci per fare il lavoro sporco.>

<Per fare pulizia, è diverso.> ribatté Texas Jack <Sarete ben pagati e spesati, glielo garantisco. Non sono il tipo che parla a vanvera.>

<Lo so, conosco la sua reputazione… anch’io faccio bene i miei compiti.>

<Che limite avremo nella nostra azione?> chiese Sharon.

<Solo quello che riterrete opportuno.>

<Mi piace.> approvò Nomad.

 

 

Honolulu, Isola di Oahu, Hawaii.

 

Non era passato molto tempo da quando Sharon era stata su questa splendida isola ed anche allora era stato per lavoro.[9] 

Un giorno o l’altro, magari dopo la fine della scuola, le sarebbe piaciuto portarci sua figlia.

Non aveva molte occasioni per prendersi una vacanza assieme a Shannon ed era colpa sua dopotutto: era stata lei a scegliere la vita che stava vivendo.

Poteva dirsi che lo faceva proprio per Shannon, perché crescesse in un mondo più sicuro ma era davvero così o piuttosto la verità era che per lei il pericolo e l’azione erano una droga di cui non riusciva fare a meno? Meglio non farsi queste domande e concentrarsi sulla missione.

Walter Koch non badava a spese pur di impressionare i suoi potenziali finanziatori: aveva affittato una villa che si affacciava direttamente sulla spiaggia di Waikiki ed aveva dato un party apposta per loro.

Sharon e la sua squadra avevano ottenuto un invito tramite Texas Jack.

Le ragazze semplicemente come sue accompagnatrici e per l’occasione indossavano abiti decisamente attillati e succinti. I due uomini erano stati fatti passare per le sue guardie del corpo.

Erano entrambi in smoking; giacca nera per Jack Monroe, bianca per “Paul Denning” ovvero Paladin.

Texas Jack raggiunse Koch, accompagnato da Rachel.

<Walter!> salutò.

<Jack, benvenuto! Mi fa molto piacere che tua sia venuto! Posso offrirti da bere?>

<Scotch on the rocks, il solito.>

<Perfetto. E per la tua graziosa amica?> disse Koch, rivolto a Rachel.

<Per me una Piña Colada, grazie.>

<Sydney Bristow, voglio presentarti il nostro ospite: questo galantuomo è Walter Koch, presidente dell’omonima ditta farmaceutica.>

<Incantato, miss Bristow.> disse l’uomo, facendole il baciamano.

 

 

Poco distante.

 

Il loro piano non poteva essere dei più semplici: Texas Jack e Rachel dovevano tenere impegnato Koch, dando il tempo a Sharon di entrare nel suo appartamento in cerca di indizi. Jack e Paladin dovevano tenere d’occhio il party e stare all’erta nel caso di complicazioni.

Jack svolgeva il suo compito osservando la situazione dalla sua posizione, mentre Paladin sembrava più interessato al buffet, ai bicchieri di champagne e a strizzare l’occhio alle cameriere.

Con finta aria svagata Jack gli si avvicinò.

<Non ne hai bevuto uno di troppo?> gli fece notare Nomad.

<Rilassati, Monroe. Sono un professionista. So fare due cose alla volta. Non è il caso di stare così tesi. Rilassati un po’. Dovresti fare come me.>

<Vuoi dirmi che hai notato tutte le guardie del corpo che ronzano intorno a Koch?>

<Intendi dire quelli in borghese che cercano di farsi passare per ospiti? Con quelli fanno almeno una dozzina di uomini.>

<Esatto. Non ti sembrano un po’ troppi?>

<Direi di si, inoltre.... PORCA VACCA!> esclamò Paladin, colto di sorpresa.

<Che cosa ... oh cavolo!> vide anche lui quello che stava osservando Paladin e la reazione fu la medesima.

<È incredibile!> esclamò Paladin <Se non fosse decisamente più alto e più robusto, giurerei che è proprio... lui!>

<Sì, per un attimo è parso anche a me che si trattasse di ... in ogni caso, la somiglianza è impressionante...>

L’oggetto dei loro sguardi era un uomo che assomigliava terribilmente ad una loro vecchia conoscenza: l’uomo chiamato Logan, meglio noto ai più come Wolverine.

Chiunque fosse realmente, una cosa era certa: la sua presenza non significava nulla di buono.

 

 

Quartier Generale dei Vendicatori Segreti, Manhattan, New York.

 

Bucky Barnes sollevò gli occhi dallo schermo del computer e fece:

<Uhm!>

<Cosa c’è?> gli chiese Amadeus.

<Da quel che ho potuto vedere, direi proprio che hai ragione.> rispose lui <Non me ne intendo molto di alieni, ma una cosa so capirla: l’esplosione veniva dall’interno, a differenza dagli altri attacchi. La casa è stata minata per bene allo scopo di cancellare ogni traccia. Nessun raggio alieno a colpirla da fuori.>

<Ma perché nessuno se n’è accorto?>

<Perché non lo stavano cercando. La città era stata attaccata da quei cosiddetti marziani e molti altri edifici sono stati ridotti come casa tua così tutti hanno creduto che fosse esplosa a causa degli alieni. La copertura perfetta insomma. Hai idea di dove hanno portato quel che ne è rimasto?>

<Non ne ho idea, perché?>

<L’analisi dei reperti può permetterci di identificare il tipo di esplosivo usato, darci un’idea della sua provenienza e magari di chi lo aveva in uso all’epoca. Certo, è passato un bel po’ di tempo e se non sono stati conservati correttamente potrebbero essere ormai inutilizzabili ma vale la pena di fare un tentativo. Puoi scoprire che fine hanno fatto?>

<Un giochetto da ragazzi.> replicò Amadeus con un sorrisetto.

Era nel suo elemento e le sue dita viaggiarono veloci tra la tastiera e il mouse.

Alla fine si rivolse a Bucky:

<Hanno fatto un bel giro tra S.H.I.E.LD., F.B.I. ed altro ancora ma adesso sono nel magazzino reperti della sede del F.B.S.A. a Los Angeles >

<Perfetto!> commentò il Soldato d’Inverno <Adesso ci serve l’autorizzazione per poterli esaminare.>

<Intendi credenziali false? Nulla di più facile.>

Così dicendo Amadeus si rimise a lavorare al computer.

 

 

Villa di Walter Koch, Honolulu, Hawaii, interno.

 

Sharon Carter aveva raggiunto senza essere vista da nessuno l’appartamento privato di Walter Koch, composto da tre stanze comunicanti: una camera da letto riccamente arredata, un bagno con vasca idromassaggio grande quasi quanto un monolocale e una sorta di ufficio.

Era alla ricerca di documenti compromettenti ma non ebbe molta fortuna.

 Su una scrivania c’era un computer portatile ma all’atto pratico era come se non ci fosse: l’accesso era protetto da una password e lei non aveva le competenze per riuscire a forzarla abbastanza in fretta.

Avrebbe avuto bisogno di qualcuno del livello di Amadeus Cho o di quella ragazza dello S.H.I.E.L.D... di cui aveva sentito parlare.[10]

Passò nella camera da letto e si trovò di fronte una donna di piccola statura vestita di nero e col volto coperto da una specie di foulard dello stesso colore.

<Ma cosa…?> esclamò Sharon sorpresa.

L’altra intrusa scattò improvvisamente facendo uno spettacolare salto e sferrandole un calcio che Sharon evitò di stretta misura. La sua avversaria fece una piroetta e ricadde in piedi, poi cercò di colpirla col taglio della mano che Sharon parò col gomito.

Conosceva quelle tecniche di combattimento: arti marziali giapponesi e ninjutsu, roba del tipo che non s’impara nelle comuni palestre.

La sua avversaria era forse giapponese? Ma soprattutto chi era? Non una delle guardie del corpo di Koch, Sharon lo avrebbe scommesso.

L’industriale aveva altri nemici? Non sarebbe stato sorprendente visto il tipo.

 Quello di cui Sharon era certa, era che la sua antagonista era brava ma anche impulsiva.

Aveva scoperto troppo la sua guardia e Sharon ne approfittò per afferrarle i polsi e farla cadere.

Nella colluttazione il fazzoletto scivolò dal viso della ragazza rivelando con certezza che era giapponese e non solo.

<Sei una ragazzina!> esclamò Sharon <Non avrai più di 15 anni. Che pensavi di combinare?>

All’improvviso sentì la pressione di una lama tra le costole ed una voce femminile disse:

<É quanto vorrei sapere da te.>

Le cose si stavano complicando.

 

 

Sede della Kronas Inc., Manhattan, New York.

 

Aleksandr Vassilievitch Lukin entrò nel suo ufficio e rimase a bocca aperta nel vedere seduta alla sua scrivania, con le gambe allungate sul ripiano, una bellissima ragazza bionda inguainata in un’aderente tuta nera che le lasciava scoperta la pancia.

<Bentornato Aleksandr Vassilievitch.> lo salutò lei in tono fintamente allegro.

<Yelena…?> esclamò Lukin sorpreso.

<Stupito di vedermi qui?> gli chiese Yelena Belova, la Vedova Nera ufficiale del governo russo.

<Non completamente.> replicò lui, apparentemente tranquillo, avvicinandosi al mobile bar <Certo, per una volta potevi farti annunciare come chiunque altro invece di fare i tuoi trucchi da ninja.>

<Io non sono chiunque altro.>

<Credimi, lo so molto bene.>

Lukin si versò due dita di vodka in un bicchiere. Contemporaneamente Yelena gli puntò contro una pistola Makarov e disse:

<Ti avverto, Aleksandr Vassilievitch: se provi ad azionare un qualche allarme nascosto, mio malgrado sarò costretta ad ucciderti e poi a sistemare le tue guardie di sicurezza. Non farmelo fare.>

<Non ci tengo nemmeno io, Yelena Kostantinova, ma perché tutta questa ostilità?>

<Qualche giorno fa sono stata attaccata dal gruppo di mercenari noto come il Branco Selvaggio. Me la sono cavata come puoi capire.[11] Dopo lo scontro ho cominciato a riflettere. Solo sei persone sanno che io sono a New York: il Presidente,[12] il Segretario del Consiglio di Sicurezza, il Direttore e il Vice Direttore del G.R.U.,[13] il rezident[14] negli Stati Uniti…> Yelena fece la classica pausa ad effetto poi concluse <… e tu.  I primi cinque non avevano alcun interesse a vendermi a Silver Sable e Maverick, il che ci riporta a te. Se a questo aggiungi che per attirarmi in trappola hanno usato un codice cifrato vecchio di 25 anni ed elaborato proprio da te, dire che i dubbi svaniscono.>

<Avevo un debito con Silver Sable e lei mi ha assicurato che non ce l’aveva con te e non ti avrebbe fatto alcun male, altrimenti non l’avrei aiutata.>

<Non vorrai farmi credere che ci tieni alla mia incolumità, adesso?>

<Puoi anche non crederci ma è così. In più ero convinto che te la saresti cavata ed è stato così non è vero?>

Yelena sparò colpendo il bicchiere che Lukin aveva in mano.

<La prossima volta che mi combinerai uno scherzo simile, Aleksandr Vassilievitch, non ci saranno avvertimenti ma solo un colpo alla nuca. Non mi vedrai nemmeno.> disse con voce dura <Ora voltati.>

<Non posso che obbedire ad un invito così gentile.> ribatté Lukin <In ogni caso, sappi che per me è sempre un piacere ricevere una tua visita>

Nessuna risposta, nessun rumore. Lukin attese ancora un po’ poi si girò

La Chornaya Vdova[15] era scomparsa. Non ne fu sorpreso.

 

 

Villa di Walter Koch, Honolulu, Hawaii, esterno.

 

Jack Monroe si voltò verso Paladin e disse:

< Quel tizio ... il “gemello di Wolverine”, non mi piace. Non ha l’aria di una guida turistica. È pericoloso, lo si vede lontano un miglio. Dobbiamo saperne di più su di lui, ma non saprei come...>

<Oh, è ma è facile. Sta a vedere.>

Sfoderando il suo migliore sorriso Paladin si avvicinò ad una delle cameriere in bikini e chiese:

<Scusa, tesoro… quel bestione vicino a Mr. Koch… mi pare di conoscerlo ma non mi riesce di ricordare il suo nome, non è che per caso tu lo sai?>

<Quello? È la guardia del corpo personale di Mr. Koch. Il suo vero nome non lo so, ma tutti lo chiamano Shiv.>

<Shiv eh? Un nome che è tutto un programma.[16] Ora che lo vedo meglio, somiglia solo al tizio che conosco. Grazie comunque, dolcezza, sei stata gentilissima.>

La ragazza sorrise e rispose:

<È stato un piacere.>

Pochi minuti dopo Paladin tornò da Nomad.

<Allora…> chiese quest’ultimo <… com’è andata?>

<Benissimo.> rispose Paladin <Mi ha dato il suo numero di telefono senza nemmeno che glielo chiedessi.>

Nella voce di Jack c’era un’evidente irritazione.

<Non intendevo parlare delle tue conquiste, playboy da strapazzo ma…>

<So benissimo cosa intendevi. Te l’ho detto, dovresti imparare a rilassarti un po’ ... il nostro amico è un tipo poco raccomandabile che si fa chiamare Shiv.>

<Uhm, meno male che è ancora qui. Comincio a preoccuparmi per Sharon. È da un po’ che non si fa sentire.>

<La nostra deliziosa Miss Carter sa cavarsela benissimo da sola senza bisogno di un cavaliere che la protegga, il che è quasi un peccato.>

Improvvisamente la voce di Sharon risuonò nei loro auricolari:

<<Ci sono novità interessanti.>>

<Hai trovato qualcosa?> le chiese Jack.

<<Non esattamente. >>

<Beh, noi abbiamo scoperto che Koch va in giro con una guardia del corpo che…>

<<… che si chiama Shiv e sembra il gemello cattivo di Wolverine, lo so già.>>

<E come fai a…>

<<Vi dirò tutto quando ci vedremo.>>

Sempre più curioso, pensò Paladin.

 

 

Royal Hawaiian Hotel, suite di Texas Jack Muldoon

 

Erano tutti riuniti ad aspettarla e Sharon Carter non deluse le loro attese entrando con ancora addosso il miniabito che aveva scelto per la festa

<Scusate se vi ho fatto aspettare.> esordì <Ho incontrato qualche complicazione. Non siamo i soli ad interessarci di Walter Koch e dei suoi traffici.>

<Che intende dire, Miss Carter?> chiese un perplesso Texas Jack <Chi altro c’è di mezzo?>

<Ve lo spiegheranno le dirette interessate.>

Sharon andrò ad aprire la porta finestra della terrazza della suite su cui balzarono due donne, entrambe giapponesi. Ed entrambe vestite con una tuta nera molto aderente.  Una aveva circa 25/30 anni ed aveva i capelli corti, l’altra poteva avere al massimo 15 anni ed aveva lunghi capelli che le ricadevano lungo la schiena.

<Permettete che vi presenti…>

<Yukio!> esclamò Paladin <Questa sì che è una vera sorpresa!>

<Paul!> esclamò a sua volta la donna più anziana.

Corse verso di lui e lo baciò appassionatamente. Quando si staccò da lui, disse:

<Non avevo idea che ci fossi di mezzo anche tu, Paul, ne sono contenta.>

<Mi pare di capire che vi conosciate già.> commentò sorridendo Texas Jack.

<E molto bene anche.> aggiunse Diamante <”Paul”, chi è la tua amichetta molto espansiva?>

<Lei è Yukio.> rispose Paladin <Si autodefinisce una ronin, una samurai senza padrone, ed è una delle combattenti più in gamba che conosca. Ci siamo conosciuti qualche anno fa durante un mio incarico in Giappone. Per fortuna stavamo dalla stessa parte.>

<E avete fraternizzato, mi pare ovvio.> commentò Nomad in tono sarcastico.

Rachel Leighton intervenne chiedendo:

<Yukio e poi?>

<Yukio è sufficiente.> rispose lei.

Alle sue spalle la ragazzina batté i piedi e disse:

<Ci sono anch’io, ve ne siete dimenticati?>

Yukio sorrise e disse:

<Questa signorina molto impulsiva e molto impaziente è la mia figlia adottiva Amiko Kobayashi.>

<Che è figlia adottiva anche di Wolverine, giusto?> precisò Paladin <Ho sentito molto parlare di te, piccola.>

<Se mi chiami ancora “piccola”, ti ficco un tantō[17] tra le costole.> ribatté la ragazzina in tono aggressivo.

<Che caratterino! Hai preso tutto dai genitori adottivi a quanto pare:>

<Insomma!> sbottò Nomad <Qualcuno vuole decidersi a darci qualche spiegazione?>

<Hai ragione, Jack.> convenne Sharon <Non è una storia lunga ma è interessante.>

 

 

Villa di Walter Koch, Honolulu, Hawaii, circa 45 minuti prima.

 

<Fa solo una mossa falsa e affondo la lama. Allontanati dalla ragazzina.> disse la donna che minacciava Sharon.

La bionda alzò le mani e obbedì alla richiesta.  Si muoveva molto lentamente, dando l’impressione alla sua antagonista di avere in pugno la situazione ma poi, non appena fu nella posizione più adatta per farlo, si girò velocissima, colpendola al polso con una gomitata e privandola del pugnale.

L’altra donna passò all’attacco, e la sua preparazione nel combattimento non era inferiore a quella dell’ex agente dello S.H.I.E.L.D.

Le due donne iniziarono a battersi, scambiandosi colpi proibiti. Nessuna delle sue pareva prevalere però.

<Sta attenta, Yukio, è molto veloce per essere una gaijin.> disse la ragazzina <Ma in due dovremmo...>

<Amiko, stai ferma dove sei. Non ho bisogno del tuo aiuto!> ordinò la donna asiatica alla più giovane.

<Oh, io credo di si invece!> disse Sharon, mostrando una grande combattività <Non so chi sei ma non me ne andrò di qui senza risposte!> esclamò ancora.

<L’unica cosa che avrai sarò un sacco di dolore!> rispose l’altra, ribattendo colpo su colpo ogni mossa di Sharon <Spero che la Koch ti paghi una buona assicurazione sanitaria...>

<Ehi ehi un momento, che significa questo?> chiese Sharon, mettendosi sulla difensiva <Pensi che io sia della Koch?>

L’altra contendente rallentò i colpi.

<Non sei della security?> chiese.

<No. Sono entrata di soppiatto in cerca di alcune informazioni, quando ho scoperto la tua amica che mi ha attaccato.>

<Che dovevo fare? Mi aveva beccato!> ammise la giovane ragazza.

<Perché sei qui?> chiese la donna chiamata Yukio.

<Meglio andarne a parlare da un’altra parte.> affermò Sharon <Più restiamo qui, rischiamo di essere scoperte da qualcuno con intenzioni davvero ostili.>

<Hai ragione.> convenne Yukio <Seguimi.>

Saltò da una finestra subito imitata dalla ragazzina. A Sharon non restò che seguirle.

 

 

Royal Hawaiian Hotel, suite di Texas Jack Muldoon, presente.

 

Sharon si rivolse a Yukio:

<Continua tu adesso.>

<Non c’è molto da dire. Io e Amiko avevamo deciso di prenderci una vacanza dopo che avevo svolto una missione molto pericolosa per conto del servizio segreto giapponese.[18] Quale posto migliore delle Hawaii per spendere i soldi della ricompensa? Poi, l’altro giorno, mentre passeggiavamo per Kalakaua Avenue abbiamo visto quel tipo somigliantissimo a Logan. Ho capito subito chi era perché proprio Logan me ne aveva parlato: Shiv, un criminale. Per la precisione: un assassino e contrabbandiere che era al soldo di un boss della droga che era pure pedofilo.[19] Nel vederlo mi sono insospettita e preoccupata: Shiv ha dei conti in sospeso con Logan e se fosse venuto nelle Hawaii apposta e stesse cercando di colpirlo tramite noi? Dovevo saperlo. Mi sono rivolta ad alcuni vecchi contatti ed ho scoperto che lavorava per Walter Koch.>

<Allora non mi sbagliavo!> esclamò Muldoon <Il fatto che questo Shiv sia in combutta con Koch significa che i miei sospetti sono giusti.>

<Non so di che sospetti parliate…> continuò Yukio <… ma mentre cercavo maggiori informazioni, la mia impaziente figlioccia ha deciso di agire di testa sua e il resto lo sapete.>

<Quel tuo contatto qui a Honolulu potrebbe esserci utile.> intervenne Paladin <Chi è?>

<Uno per cui ho svolto qualche lavoretto anni fa in Giappone, e non sta a Honolulu ma ha una villa in un’isoletta antistante Ala Moana.>

<Niente di strano. Sono tanti i giapponesi che si sono trasferiti nelle Hawaii.>

<Veramente è un americano. Io lo conosco come Wilson Fisk ma credo che voi lo conosciate meglio come Kingpin. >

 

 

Pensacola, Florida.

 

Un commando armato aveva preso d’assalto una prigione, cogliendo di sorpresa il personale.

Si trattava di un carcere di minima sicurezza, pertanto il personale non si aspettava un attacco di quella portata, e non sembrava riuscire a porvi un’adeguata resistenza: gli assalitori erano molto più esperti ed erano dotati di armi molto più potenti e sofisticate.

<L’obiettivo è qui!> gridò uno degli uomini, indicando la porta di una cella.

Ad un suo comando, un secondo uomo vi appiccicò sopra una carica al plastico, che detonò pochi secondi dopo, lasciando solo una grossa nuvola di fumo e polvere che rendeva l’aria irrespirabile e quasi impossibile vedere ad un palmo dal proprio naso.

Gli assalitori avevano nel loro equipaggiamento filtri nasali e occhiali a infrarossi che rendevano la cosa ininfluente.

Il detenuto all’ interno della cella non era altrettanto protetto e tossiva con le lacrime agli occhi, visibilmente confuso e spaventato.

<È lui!> disse qualcuno, e misero un cappuccio sulla testa dell’uomo prendendolo di peso e scortandolo su di un furgone.

Quando gli levarono il cappuccio, l’uomo, che aveva capelli e baffi grigi, si guardò attorno spaesato aggiustandosi gli occhiali.

Era in un ampio salone circondato da uomini armati e mascherati. 

Davanti a lui stava una donna ancora giovane dai lunghi capelli neri che indossava una specie di tunica nera con spacchi laterali.

<Dove sono? E lei chi è?> chiese l’uomo.

La donna sorrise e rispose:

<Io sono la Dottoressa Monica Rappaccini, Professor Harding, e le do il benvenuto nell’A.I.D.>

 

 

CONTINUA...

 

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

 

            Un po’ di cose da dire, quindi non perdiamo tempo:

1)    A partire da quest’episodio seguiremo, più o meno in parallelo con quelle di Steve Rogers e soci, anche le imprese della squadra che Sharon Carter aveva annunciato di voler creare al termine dello scorso episodio. Speriamo che vi divertirete. -_^

2)    Texas Jack Muldoon è un personaggio creato da Jack Kirby nell’ormai lontano 1976 ed è, ammettiamolo pure, un concentrato di tutti gli stereotipi del Texano, visto che in occasioni non formali ama vestire come un classico cowboy (eppure non pascola solo vacche, ma dirige un piccolo impero del petrolio), è abilissimo con la pistola (che naturalmente è una classica Colt Frontier 1873) e con il lazo (una volta ha preso al volo Falcon da bordo di un aereo. Non chiedeteci come abbia fatto, è un mistero che la fisica non ha ancora spiegato -_^).

3)    Il nome fittizio di Rachel è preso da quello della protagonista i della serie TV “Alias”.

4)    Yukio, di cui non abbiamo mai conosciuto il cognome, è un personaggio creato da Chris Claremont & Frank Miller su Wolverine Vol1° #1 datato settembre 1982.

5)    Amiko Kobayashi è, invece, stata creata da Chris Claremont & John Romita Jr. su Uncanny X-Men Vol. 1° #181 datato maggio 1984. Rimasta orfana durante uno scontro tra gli X-Men e un drago. Wolverine l’ha sostanzialmente adottata assieme a Yukio.

1)    Chi è il Professor Harding e perché Monica Rappaccini lo ha fatto rapire? Alcuni di voi lo avranno già riconosciuto, gli altri dovranno pazientare ancora un po’.

Nel prossimo episodio: un incontro con Kingpin, un raid in un laboratorio illegale, Steve Rogers e la sua squadra tornano in azione contro l’A.I.D. e molto di più.

 

 

Carlo e Carmelo



[1] La figlia di Sharon e Steve Rogers.

[2] Come narrato negli ultimi tre episodi.

[3] Vedi episodio #22.

[4] Altro noto telefilm degli anni 70 e 80, ma lo sapete, vero? -_^

[5]  Su Captain America Vol. 2° #202/204 (In Italia su Thor, Corno, #182/184).

[6] Su Capitan America MIT #42/43.

[7]Abbreviazione di pardner, ovvero partner in dialetto texano.

[8] Su U.S.Agent MIT #4.

[9] I dettagli su Lethal Honey #20/21.

[10] Che sia un’allusione a Daisy Johnson alias Skye alias Quake? Mah! -_^

[11] Tutti i dettagli negli ultimi due episodi.

[12] Ovviamente della Federazione Russa.

[13] Glavnoye Razvedyvatel'noye Upravleniye. Direzione Principale Informazioni ovvero il servizio segreto militare russo

[14] Capo di una rete di spie in un paese straniero nel gergo russo.

[15] Vedova Nera in Russo.

[16]  Nel gergo americano shiv significa coltello.

[17] Pugnale usato dai samurai.

[18] Vedi Marvel Knights #90/92.

[19] Come narrato nella Graphic Novel Wolverine: Bloody choices del 1991.